venerdì 26 febbraio 2010

IL CASO DEI PROFESSORI LICENZIATI



Inserisco una riflessione sulla professionalità docente e sulla disconnessione tra scuola e studenti del collega e giornalista Marco Lodoli:

"In sala professori commentavamo sbigottiti la notizia del licenziamento di ottantotto insegnanti, ossia l’intero corpo docente, di una scuola a Central Falls, povero sobborgo nel Rhode Island, Stati Uniti d’America. Visti i cattivi risultati ottenuti, il bassissimo livello di istruzione degli studenti, i numerosi bocciati, insomma il fallimento totale della scuola, hanno deciso di mandare a casa su due piedi i professori. Qualcuno a quanto pare sarà reintegrato, ma per la maggior parte di loro si prevede una panchina al giardinetto e qualche problema con le bollette da pagare.Anche io insegno in una zona difficile della città, per fortuna fino ad oggi nessuno ha minacciato di licenziarmi, eppure la questione è aperta, nel senso che ogni giorno mi domando: ma i miei allievi imparano abbastanza? E più passa il tempo durante l’anno scolastico, più la risposta somiglia a un no. Quanto sanno questi ragazzi che vedo ogni mattina del periodo ipotetico, della struttura del sonetto, delle figure retoriche nei Sepolcri di Foscolo, della guerra dei Sette anni? Pochissimo. E per i miei colleghi vale lo stesso, anche loro si impegnano alla lavagna per spiegare le loro materie, ma i risultati sono scarsi.Dobbiamo dunque essere presi per le orecchie e accompagnati all’uscita? Dobbiamo essere sostituiti da professori più bravi e determinati, che sapranno come ottenere risultati migliori? E’ innegabile che un certo senso di scoraggiamento e di frustrazione invada la classe insegnante, e questa è già in qualche modo una punizione. Ma è veramente tutta colpa nostra? Come quegli ottantotto teachers siamo incapaci, inadatti, inutili? Prima non era così, io spiegavo e qualcosa arrivava, magari non tutto, magari parte della lezione si perdeva nell’aria, però avevo l’impressione che i miei studenti assorbissero le mie parole.Oggi la situazione è decisamente peggiorata. Tanti argomenti sono invecchiati e sembrano solo cadaveri impossibili da resuscitare. Un ragazzo di Tor Bella Monaca non ha più gli strumenti, la voglia, il piacere di imparare le ottave di Ariosto, la poetica di Ungaretti o le guerre tra Greci e Persiani. Si è allargato un crepaccio che nessun ponte può più ricucire. Il mondo è cambiato così velocemente che ciò che consideravamo importante solo dieci anni fa, oggi è lettera morta. La scuola sta da una parte e la vita, così come oggi viene intesa, da un’altra. Oggi gli insegnanti devono inseguire il mondo, e non lo raggiungono mai. Provocatoriamente: siamo tutti professori di Central Falls, tutta merce avariata che non serve più."

Io non lo penso, ma forse abbiamo ancora molta strada da fare per raggiungere i ns. alunni e continuare il cammino insieme.

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