domenica 14 marzo 2010

La scuola dei 5 in condotta



di Don Mazzi
Siamo tutti enormemente felici per lo tsunami dei cinque in condotta che ha sepolto il primo quadrimestre della scuola italiana, per le smisurate insufficienze in matematica e nelle lingue straniere, per i tre studenti su quattro che alle superiori hanno grosse difficoltà e per i 63.000 ragazzi (10.000 in più dello scorso anno) per pseudobullismo rischiano la bocciatura.
La scuola che si affida alle insufficienze e alle pagelline cimiteriali, dovrebbe farsi delle domande serie. In America sbattono fuori dalla scuola gli insegnanti che bocciano tanto. Noi invece li portiamo in palmo di mano.
Deve essere chiaro per tutti che la condotta e il profitto vanno messe ai primi posti, ma deve essere altrettanto chiaro per tutti che se i primi ad andare ad insegnare demotivati sono i professori, ci vuole molta ipocrisia nel coprire le demotivazioni con i cinque in condotta.
Non abbiamo ancora capito in Italia che i nostri figli passano i quindici anni più importanti della loro vita dentro queste strutture. La scuola moderna non può basarsi sui metodi del passato e legarsi ad una visione di società che dava alla scuola molto meno protagonismo di oggi.
È cambiato il mondo, ma soprattutto sono cambiati gli adolescenti. Va ribaltata la mentalità che vige ancora a livello centrale di itinerari più legati alla burocrazia, alla cultura illuminista e alla sistemazione sindacale degli insegnanti che alle vere esigenze e dotazioni da offrire a giovani che devono attraversare la storia in un momento di grandissima immigrazione e trasformazione tecnologica.
Se vogliamo essere ancora più lungimiranti e corretti, è dalla preparazione universitaria che partirà l’atteggiamento radicalmente diverso dei docenti. Le istituzioni scolastiche oggi sono fortini, avamposti, luoghi di sperimentazione, di ricerca, di voglia di rischiare.
È tra i dieci e i venti anni che impostiamo l’avvenire dei nostri figli, e non possiamo solo accontentarci di attrezzarli solo nelle lingua inglese e nelle matematiche. È lo stato di salute della nostra Italia, il quoziente di civiltà e di cultura che va innervato nel DNA di questi giovanotti esplosivi.
È assurdo imprigionare nei banchi di scuola per ore e ore, nel pieno della esplosione fisica e psichica, uomini e donne che avrebbero bisogno di ben altra atmosfera per riempire il loro cuore e la loro anima di nozioni che si trasformeranno poi in esperienze di vita. È comico vedere un docente dietro la sua cattedrina traballante, con la faccia del finto aggressivo urlare e minacciare note sul libretto e invii al dirigente.
I venti puledri di razza che sono dall’altra parte, non possono essere blanditi con un otto in latino, minacciati con un cinque in condotta. I ragazzi oggi, se sono normali, vanno a scuola malvolentieri. Purtroppo!
In questi giorni pensavo a quanti allievi di don Milani si sarebbero salvati dalle grinfie e dalle ire dei professorini (longobardi!). Amici mi raccontano di un docente di latino che gira tronfio per i corridoi della scuola, forte della quota di bocciati in latino nella sua classe: dodici su ventisei hanno un tre tondo (pare qualche professore si diverta a giocare anche con il tre meno o il tre più!).
Questi signori andrebbero radiati. Se la scuola avesse coscienza e criterio sono proprio questi allievi che andrebbero salvati, cambiati e aiutati.
Vi sono infiniti modi per bocciare qualcuno. Ve ne sono altri infiniti per motivarlo e promuoverlo. Quando applicheremo queste seconde modalità?

2 commenti:

  1. Grazie, questo intervento di Don Mazzi mi era sfuggito: è un interessantissimo spunto per riflessioni sul nostro operato, sul nostro essere insegnanti nella scuola d'oggi.

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  2. Già, abbiamo una tale responsabilità sulla crescita dei ns. alunni, da doverci mettere sempre più in discussione come docenti.
    E....siamo qua per questo ;-)

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